La storia di Giannino Guard’in aria

Mentre va Giannino a scuola
Ei contempla con diletto
Or la rondine che vola,
Or la nube, il ciel, l’insetto
O il pulviscolo leggiero
Quasi al par del suo pensiero,
Sì distratto che non vede
Dove mette il picciol piede.
Guard’in aria e non Giannino
È chiamato quel bambino.

Ecco un can che ver lui viene;
Guard’in aria non lo scorge,
Perchè fisso il guardo ei tiene
Alla nuvola che sorge.
Nessun grida: «Olà Giannino,
Guarda il can che t’è vicino!»
E si danno un forte urtone
Guard’in aria ed il barbone.
Patapum! ecco cascato
Col barbone è lo sventato!

Con in man la sua cartella,
Va Giannino a scuola in fretta.
Passa via la rondinella
Ratta al par di una saetta.
Ei la segue tutto attento
Che s’aggira in mezzo al vento,
Né s’avvede che arrivato
Proprio è all’orlo d’un fossato.

Tre vezzosi pesciolini,
Agitando i corpicini,
In su guizzano ridendo,
E fra loro van dicendo:
«Se Giannino innanzi va,
Egli un bagno prenderà!»

Ma la rondine fissando,
Guard’in aria non dà ascolto,
Ed un tonfo miserando
Dà nell’acqua capovolto.

I vezzosi pesciolini,
Agitando i corpicini,
In giù guizzano fuggendo,
E fra loro van dicendo:
«Giù scappiamo in fondo al fosso,
O costui ci viene addosso».

Sono accorsi i barcajoli
Che, con raffi e con pioli,
Guard’in aria han salvato
Da quel bagno inaspettato.
Egli ha livida la faccia,
Sovra il corpo e sulle braccia
La camicia s’è incollata
E qual spugna s’è inzuppata.
Dai capelli giù a torrenti
Cade l’acqua, ei batte i denti,

E pel freddo trema tutto,
Come piange, come è brutto!
La cartella ei cerca invano,
Già galleggia assai lontano

I vezzosi pesciolini,
Agitando i corpicini,
In su tornano ridendo
E fra loro van dicendo:
«Ha creduto quel bambino
D’esser forse un pesciolino?
La paura avrà servito
A corregger lo stordito.»

Tratto da “Pierino Porcospino” di Heinrich Hoffmann

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